Ancora sulla centrale di Serrara Fontana

Gli italiani sono tutti CT quando gioca la nazionale. Si potrebbe estendere questa affermazione a tutti i livelli e per qualsivoglia qualifica.

Nel nostro piccolo la discussione verte su un tema complesso e delicato, quale è la costruzione di una piccola centrale geotermica sull’isola d’Ischia. Mentre scrivo, si sono diffuse a macchia di leopardo le ragioni del NO, dovute in gran parte alla pubblicazione e diffusione di una serie di ragioni, avvalorate da teorie ed esempi che qualche volta non hanno nulla a che fare con il progetto di per sé, per le quali l’installazione di una centrale geotermica a ciclo binario a Serrara Fontana è qualcosa da evitare a tutti i costi se non si vogliono provocare, in ordine sparso, terremoti, frane ed eventualmente eruzioni di magma o di fango.

E’ bene sottolineare, ancora una volta, che le perplessità sul progetto le ho avute anch’io e in parte ne ho ancora. Tre anni fa si era cominciato a parlare di queste cose in Italia, per una direttiva europea che impone ai Paesi dell’Unione di raggiungere, entro il 2020, il 20% di energia prodotta da risorse rinnovabili. Negli ultimi mesi la situazione si è evoluta velocemente ed è per questo che ho trascorso parte delle ultime settimane a documentarmi, a parlare con persone molto più esperte di me, a studiare e a produrre, infine, un articolo comparso su questo blog il 19 giugno scorso (si può leggerlo qui).

Come ampiamente spiegato, la centrale verterà essenzialmente su tre pozzi, di cui due serviranno ad emungere acqua e vapore a temperature intorno a 200° C e il terzo a reiniettare l’acqua nel sottosuolo. L’acqua calda vaporizzerà una sostanza allo stato liquido (cloruro di etile) il cui punto di ebollizione è più basso di quello dell’acqua. Il vapore di cloruro di etile metterà in moto le turbine che produrranno elettricità. Successivamente il vapore verrà raffreddato per riportare di nuovo il gas allo stato liquido mentre l’acqua emunta, la cui temperatura sarà intanto scesa fino a 90°C, verrà reiniettata nel sottosuolo e il ciclo ricomincerà daccapo. La reiniezione dell’acqua estratta dal sottosuolo deve essere fatta ad alta pressione, altrimenti non si riuscirebbe a far penetrare nel terreno la quantità emunta (qualcosa come 100 tonnellate ogni ora) e questa iniezione ad alta pressione potrebbe provocare sismicità avvertibile dalla popolazione. In sostanza questo processo rappresenta il rischio più alto per un sistema del genere. Che succede se un’operazione del genere viene fatta in un’isola così complessa come Ischia, di cui sono in molti a ritenere che la sua struttura sia fondamentalmente incognita? Sono questi gli interrogativi rimasti irrisolti che sono stati inculcati nelle persone che hanno avuto modo di leggere qualcosa sulla centrale.

Se ci si dovesse fermare ogni volta che ci si trova di fronte a una situazione del genere, nel mondo semplicemente non esisterebbero centrali geotermiche a ciclo binario. Eppure in California, per esempio, esiste l’impianto di The Geysers, che si estende su un’area di circa 70 Km quadrati e comprende 14 centrali che da sole producono quasi 1 GWe, pari a 200 centrali come quella che si vuole costruire a Serrara Fontana (il sito web dell’impianto si può visitare qui). E si tratta di centrali a ciclo binario in un contesto tutt’altro che asismico, trovandosi a un centinaio di km da San Francisco in California, non esattamente un’area disabitata. Ormat Technologies ha costruito nel solo Nevada 13 delle ben 27 centrali a ciclo binario o flash, in un’area densamente abitata. Curiosamente, anche l’italiana ENEL ne ha costruita una proprio lì, della potenza di ben 47.3 MW. Evidentemente il nostro know how va bene ovunque, tranne che in Italia.

D’altra parte il problema dell’impatto di un impianto del genere in area urbana era già noto da tempo. Nel 2012, per esempio, proprio a Napoli si riunirono i più grandi esperti al mondo della geotermia nel congresso “Sustainable geothermal exploitation in urbanised environments: the Southern and central Italy volcanic areas” per discutere di questo tema. Più recentemente, il 12 giugno scorso a Roma, si è tenuto un altro workshop, fondamentale perchè da esso sono scaturite le linee guida per il monitoraggio della sismicità indotta da reiniezione di fluidi (chi ha voglia, può guardare i video di tutti gli interventi qui). Il problema della sismicità indotta è quindi ben noto e altrettanto ben studiato. Le linee guida ministeriali hanno preso spunto da una casistica estremamente ampia: sappiamo come si fa un monitoraggio durante l’iniezione di acqua nel sottosuolo ad alta pressione, quali sono i parametri a cui bisogna stare attenti, quali sono le soglie di sicurezza. Ovviamente non è concepibile che un’attività del genere venga affidata a società il cui background tecnico e il know how non garantiscano tutti i margini di sicurezza. Nè è pensabile che un compito del genere venga affidato alla società stessa che vuole costruire l’impianto. Ma cosa succede se si creano danni? Chi paga? Ebbene, come ho già scritto, la società in questione deve accendere una polizza di assicurazione, operazione che in Italia non riuscirà a concludere visto che nessuna compagnia attiva polizze del genere. In Svizzera invece le grandi compagnie non vedono l’ora di gettarsi nel business.

Si è accusato più o meno velatamente l’Osservatorio Vesuviano di curare interessi economici invece degli aspetti di protezione civile, ipotizzando un compenso stratosferico per un’attività di ricerca che comunque rientra nelle normali attività. Si badi che in Italia qualsiasi ricercatore di un qualsiasi istituto di ricerca ha la possibilità di fornire consulenza retribuita al di fuori del contesto istituzionale. Aggiungerei anche che deve farla, visto che i fondi pubblici per la ricerca sono oramai a livelli infimi. Invece, il direttore Giuseppe De Natale ha scelto di operare nell’ambito dell’Istituto che dirige anzichè optare per una consulenza privata con la quale, assieme a pochi collaboratori, avrebbe potuto tranquillamente rispondere alle esigenze delle richieste di Taddei Green Power, che nel 2012 aveva acquisito la concessione. A un istituto di ricerca, viceversa, non competono compiti di protezione civile. L’Osservatorio Vesuviano ha il dovere di avvisare il Dipartimento della Protezione Civile quando ritiene che le soglie di attenzione per un particolare processo siano superate, poi la palla passa alla Protezione Civile. L’Osservatorio Vesuviano non ha il potere di avviare, per esempio, l’evacuazione di una città. Se un piano di evacuazione, poi, non esiste o è incompleto, non è certo responsabilità dei ricercatori che si limitano a fare il proprio mestiere.

Sul problema della sismicità indotta, reale o presunta, ho già scritto qualcosa in un post precedente. Devo necessariamente ribadire che ho trascorso molto tempo a leggere e studiare tutta (ripeto, TUTTA) la documentazione resa disponibile. Ad esempio ho scoperto che secondo lo studio pubblicato esiste un serbatoio geotermico superficiale tra 100 e 300 m sotto il livello del mare con temperature tra 150° e 200°C con pressioni fino a 40 bar, mentre un altro serbatoio più profondo (più di 800 m sotto il livello del mare) è caratterizzato da temperature tra 270°C e 300°C con pressioni fino a 80 bar. Chiaramente è il secondo serbatoio che interessa la costruzione della centrale. L’iniezione del fluido raffreddato è quella che preoccupa di più, secondo molti osservatori. Ma di che pressione parliamo all’atto della reiniezione? Nel report si legge “Al fine di valutare la pressione di reiniezione a testa pozzo si è assunto una iniettività di 50t/h·bar (sovrapressione di 6 bar per 300 t/h) e si è simulato il comportamento del flusso bifase verticale verso il basso utilizzando le correlazioni proposte da Swanand M. Bhagwat Afshin, J. Ghaiar 2012 per la determinazione delle densità della miscela bifase in pozzo”. In altre parole, se si assume di poter reiniettare 50 tonnellate di acqua ogni ora con una pressione pari a quella atmosferica, per reiniettarne 300, pari alla portata emunta, sarà necessario aumentare la pressione, in testa al pozzo, fino a 6 bar, circa 3 volte la pressione di gonfiaggio delle ruote dell’auto. Se la permeabilità dei terreni fosse maggiore di quella stimata, per esempio, il valore di pressione potrebbe calare ancora. Peraltro i calcoli dimostrano anche che il volume di roccia interessato da queste sovrapressioni è estremamente confinato e che le sovrapressioni che si propagano ad esso di riducono a 3 bar. A tutto ciò bisogna aggiungere che nel settore oggetto di studio, così come osservato dai dati storici e dalle registrazioni strumentali degli ultimi 16 anni, non ci sono strutture tettoniche sismogenetiche (capaci di generare terremoti) quasi certamente proprio a causa degli elevati gradienti geotermici, che riducono lo spessore fragile della crosta, rendendo di fatto i processi tettonici prevalentemente duttili e di conseguenza asismici.

E’ d’uopo ricordare che i fluidi estratti dal sottosuolo verranno di nuovo reiniettati e che non c’è alcuno scambio gassoso con l’aria circostante. Una collega geologa da me contattata, che si è recata in Svizzera (ebbene sì, in Svizzera costuiscono centrali geotermiche a media/alta entalpia) per visitare alcuni impianti mi ha descritto un ambiente magnifico, con un ronzio all’esterno, nessuna modifica al microclima, e un gran fracasso all’interno (c’è bisogno dei tappi per le orecchie).

Gli esempi disastrosi che sono stati citati (Amiata, metano in Olanda, Azzorre, vulcani di fango, eccetera) per favorire le ragioni del NO, a mio avviso non hanno alcuna attinenza con il progetto di Serrara Fontana perchè si tratta di impianti completamente diversi e per scopi che in alcuni casi esulano dalla produzione di energia elettrica. L’unico impianto a ciclo binario, costruito da ENEL, in Italia si trova a Bagnore, in Toscana. Sarebbe il caso di analizzare questo impianto e il suo impatto ambientale.

Siamo di fronte ad un punto di svolta storico. Abbiamo ripreso a camminare lungo una strada che era stata indicata già all’inizio del secolo scorso e che negli anni ’70 si è scelto deliberatamente di abbandonare per ragioni che di tecnico avevano, in realtà, ben poco. Adesso abbiamo una seconda opportunità. E’ fondamentale che il progetto sia perfetto da ogni punto di vista, che le tecnologie in gioco siano le più moderne e che gli operatori siano preparati ad affrontare ogni eventuale problema durante le perforazioni e durante le attività della centrale. Nel caso di Serrara Fontana queste caratteristiche ci sono tutte, nessuna esclusa. Stiamo parlando di un impianto a impatto pressochè nullo, nonostante qualcuno possa pensare il contrario. La popolazione che verrà direttamente o indirettamente coinvolta nel progetto deve avere la possibilità di conoscere per bene come stanno le cose, per avere semplicemente la possibilità di avere una propria opinione. Non è corretto, ad esempio, fare credere che in mancanza di segnalazioni al Ministero consegnate entro l’8 agosto, si avvieranno le procedure per le perforazioni. Il Ministero istituirà una commissione di valutazione comunque, e sicuramente verranno imposte delle integrazioni al progetto. In questo momento, per altro, il progetto per la centrale gemella di Castel Giorgio (TN) costituito da 5 pozzi di alimentazione e 4 di reiniezione, è in fase di avvio.

Forse il mondo non è poi un posto così brutto se ancora qualcuno è capace di appassionarsi così tanto ad una causa, senza chiedere in cambio alcun tornaconto. Per la cronaca, è quanto sta accadendo a me.

2 pensieri riguardo “Ancora sulla centrale di Serrara Fontana

  1. Il pericolo delle centrali geotermolelettriche ad Ischia e Campi Flegrei: si vogliono realizzare per interessi privati commerciali senza una adeguata conoscenza del sottosuolo.

    Parlano i portatori d’interesse coinvolti nel progetto commerciale e, ovviamente, dicono: va tutto bene, non c’è nessun problema, si conosce tutto del sottosuolo!
    Non è vero e lo sanno!

    Poi diffondono notizie non complete sulla correlazione con le centrali nel campo The Geysers in California spacciandolo come interventi simili a quelli di Serrara Fontana Agnano Piosciarelli. Non è vero, e lo sanno.
    Dicono nel sottosuolo dell’area di reiniezione di Serrara Fontana non ci sono strutture sismogenetiche.
    Non è vero ad alcune centinaia di metri c’è la struttura che ha generato il terremoto del 5 aprile 2008 che ha causato danni del V grado a Forio.
    Non dicono che non si sa niente, dico niente, circa l’assetto strutturale e geotermico tridimensionale del sottosuolo di Serrara Fontana.
    Le centrali sperimentali proposte devono basarsi su due requisiti fondamentali: 1- ci deve essere la risorsa geotermica (e questa c’è); 2-ci deve essere un sottosuolo conosciuto in cui reiniettare i fluidi estratti (e questa conoscenza non c’è).
    Per verificare la fattibilità delle centrali sperimentali devono essere accertati questi due requisiti.
    Il secondo non è noto.
    Quindi prima si deve acquisire la conoscenza dell’assetto strutturale geotermico tridimensionale e poi si può valutare il progetto nella sua completezza.
    Ora non può essere valutato.
    Ripropongo una nota scritta alcuni giorni fa.

    Le centrali geotermoelettriche in un parco disabitato (The Geysers, USA) ci stanno bene: in mezzo alle aree abitate (come quelle progettate a Serrara Fontana e ad Agnano Pisciarelli) non ci stanno bene.

    Le centrali geotermoelettriche nel giacimento The Geysers (USA) sono prese come modello di uso razionale e sicuro della risorsa geotermica per sminuire e screditare coloro che evidenziano reali problematiche di sicurezza circa le progettate centrali di Serrara Fontana ad Ischia e di Agnano Pisciarelli nei Campi Flegrei.
    Le centrali nel giacimento the Geysers si trovano in un parco disabitato a vari chilometri di distanza dai centri abitati.
    Nelle vicinanze, si afferma, non ci sono faglie sismogenetiche in grado di causare terremoti di elevata magnitudo.
    Considerato il fatto che gli ipocentri dei terremoti indotti dalle reiniezioni avvengono a limitata profondità si prevede che nei centri abitati circostanti non si sentirebbe nemmeno un terremoto di magnitudo superiore a 4, come quelli già avvenuti.
    SE si prendono in considerazione le centrali geotermolettriche progettate in Campania ci si rende conto che l’assetto urbanistico e geoambientale è completamente differente da quello che caratterizza the Geysers.

    La centrale geotermoelettrica progettata a Serrara Fontana (Ischia), ad esempio, in un’area di raggio 3km attorno all’impianto c’è il 90% della popolazione ischitana residente. A 2km si trovano le faglie che hanno causato il disastroso terremoto del 1883.

    La centrale geotermoelettrica progettata ad Agnano Pisciarelli (Campi Flegrei). In un cerchio di raggio 3km ci sono alcune centinaia di miglia di abitanti e le varie strutture sismo genetiche che hanno causato centinaia di terremoti durante l’ultimo fenomeno bradisismico del 1983-85.
    Si aggiunga che ad Ischia e nei Campi Flegrei non sono mai state effettuate re iniezioni nel sottosuolo interessato dai fluidi geotermici e per di più il sottosuolo nel quale avverrebbero le re iniezioni non è stato caratterizzato: in pratica non si conosce e non si può prevedere quali possano essere le conseguenze come sismicità indotta in aree abitate.
    Il terremoto del 5 aprile 2008 di magnitudo 2,3 e con epicentro nei pressi della zona dove avverrebbero le reiniezioni dei fluidi usati per il funzionamento della progettata centrale di Serrara Fontana ha causato effetti del V grado in gran parte di Forio. Secondo i progettisti, senza alcun dato significativo affermano che la massima magnitudo dei terremoti indotto dalla reiniezione dei fluidi sarebbe di 2,4 e in grado, pertanto di creare problemi agli abitanti e alle attività turistiche.

    In conclusione si sottolinea come in base ai dati oggettivi disponibili non si possa correlare quanto si fa nel giacimento geotermico the Geysers con quanto è progettato ad Ischia e ad Agnano Pisciarelli.
    Non vi sono le condizioni fisiche, urbanistiche e di conoscenza circa l’assetto strutturale, geotermico e sismico del sottosuolo che sarebbe interessato dalle reiniezioni sufficienti a fare approvare i due progetti citati che devono essere annullati.
    In tema di perforazioni per scopi commerciali in aree abitate e nei pressi di faglie sismogenetiche: le centrali geotermoelettriche progettate ad Agnano Pisciarelli (Campi Flegrei) e a Serrara Fontana (Ischia) non possono essere realizzate in sicurezza per i cittadini in quanto dalle compagnie proponenti non è stato ricostruito l’assetto strutturale, geotermico e sismico del sottosuolo nel quale dovrebbero essere reiniettati i fluidi estratti per il funzionamento degli impianti, che secondo i proponenti causeranno sismicità indotta!
    Le competenti Istituzioni Pubbliche devono bloccare i progetti!

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