Gli effetti del terremoto del 28/7/1883 sull’abitato di Forio (Isola d’Ischia)

Il terremoto che il 28 luglio del 1883 colpì l’isola d’Ischia viene normalmente ricordato come “terremoto di Casamicciola”, tanto che la locuzione “Ccà me pare Casamicciola!” (qui mi sembra Casamicciola, per i non napoletani) è entrata, da allora, nello sterminato elenco di modi di dire tipici napoletani e che indica una situazione governata dal caos, una grande confusione.

Da un punto di vista storico – scientifico, quel terremoto rappresenta un punto di svolta per diversi motivi:

  • è un terremoto di natura vulcanica tra i più intensi registrati in Italia in tempi storici;
  • si tratta della prima grande catastrofe dello Stato post – unitario (2313 morti e 762 feriti);
  • a seguito di quel terremoto fu emanata la prima normativa sismica nazionale.

E’ vero che il terremoto colpì principalmente l’abitato di Casamicciola, ma anche Lacco Ameno e Forio subirono danni e registrarono vittime anche se in misura minore. L’evoluzione geologico-strutturale dell’isola d’Ischia è piuttosto complessa ed è tuttora oggetto di studio. L’attuale aspetto generale e la sua evoluzione è legato essenzialmente al sollevamento del blocco dell’Epomeo, nei cui meccanismi rientrano le dinamiche che generano, nel settore nord-occidentale dell’isola, i movimenti della crosta, invero molto superficiali, che causano la maggior parte degli eventi sismici che tuttora si registrano a Ischia.

Gli effetti del terremoto del 1883 furono sostanzialmente diversi da zona a zona nell’area foriana. La diversa risposta dei terreni alle sollecitazioni sismiche è dovuta, in gran parte, al fatto che la geologia è caratterizzata da alcune variazioni, pur essendo l’area comunale relativamente piccola. Il settore meridionale, dov’è situato l’abitato di Panza, è dominato dalla presenza del cratere di Campotese e vi affiorano piroclastiti limoso-sabbiose. Proseguendo verso nord, a partire dalla base del versante occidentale del Monte Epomeo e fino al mare, sono presenti accumuli di materiale franato dal fianco dell’Epomeo stesso e che derivano, essenzialmente, dal disfacimento del tufo verde. Parallelamente a quest’area, troviamo il tufo vero e proprio, fratturato. Infine, nel settore settentrionale troviamo la colata lavica di Zaro. Esistono anche ragioni di carattere tettonico-strutturale, ma le variazioni litologiche spiegano gran parte della diversità del danneggiamento.

La sismicità storica dell’isola d’Ischia non è limitata al solo terremoto del 1883. Andando indietro nel tempo, analizzando dati sufficientemente attendibili, è possibile arrivare fino al 1228 quando un evento sismico provocò la morte di circa 700 persone sepolte da una frana che si distaccò dal versante settentrionale dell’Epomeo e interessò l’abitato di Casamicciola. Purtroppo fino al 1700 le informazioni sulla sismicità sono poco attendibili, ma sappiamo per certo che dal 1700 al 1800 si ebbe un’intensa attività sismica. Sempre Casamicciola fu colpita da un altro evento nel 1762, paradossalmente proprio nella notte tra il 28 e il 29 luglio. Nel 1767, invece, un terremoto provocò il crollo della chiesa del Rotaro. Il 28 marzo 1796 un evento colpì la parte alta dell’abitato di Casamicciola provocando la morte di 7 persone. Altri eventi si registrarono nel 1812 e nel 1827 e, per fortuna, non causarono vittime. Il 2 febbraio 1828 ci fu una forte scossa che colpì la parte occidentale di Casamicciola e provocò 28 morti e molti feriti. Questo terremoto fu avvertito in tutta l’isola e danni si registrarono anche a Lacco Ameno e Serrara Fontana. Per tutto l’anno si registrarono numerose repliche che causarono ulteriori danni. Ancora, nel 1852/1853 furono avvertite numerose scosse. Il 30 maggio 1863 si verificò un altro forte terremoto che provocò danni ma non vittime. Altri eventi si verificarono nel 1867, 1874, 1875 e 1879. Il 25 luglio 1880 la scossa fu talmente forte che fu avvertita anche in terraferma, anche se su questo aspetto rimangono numerosi dubbi. Il 4 marzo 1881 un terremoto distruttivo ebbe il suo epicentro sempre a Casamicciola presso Casa Mennella. Molte case nella parte alta di Lacco Ameno crollarono e ci furono seri danni anche a Monterone e a Fontana. Le vittime furono 124 a Casa Mennella e 5 a Lacco Ameno. Questo evento fu l’ultimo prima di quello disastroso del 1883.

Nella tabella tabella seguente, ottenuta da ricerche d’archivio effettuate alla fine degli anni ’90 per una tesi di laurea in geologia discussa all’università di Napoli “Federico II”, vengono riassunti i danni provocati dal terremoto del 1883 nei 5 comuni colpiti più o meno direttamente. Gli effetti del terremoto furono pari al X grado della scala Mercalli con punte di XI. La magnitudo reale fu valutata tra 4.6 e 5.2 della scala Richter. E’ utile ricordare che la scala Mercalli tiene conto degli effetti del terremoto sulle costruzioni, mentre quella Richter dell’energia “reale” sprigionata dal terremoto stesso.

Casamicciola
Lacco Ameno
Forio
Barano
Serrara Fontana
TOTALI
Abitazioni
672
389
2713 (vani)
2693 (vani)
1159 (vani)
Crollate
537 (79.9%)
269 (69%)
1344 (49.5%)
63 (2.3%)
65 (5.5%)
Danneggiate
134 (19.9%)
102 (26%)
977 (36%)
1430 (53.1%)
973 (83.9%)
Illese
1 (0.2%)
18 (5%)
392 (14.5%)
200 (7.4%)
121 (10.4%)
Abitanti
4300
1800
6800
4600
2000
26100 (con Ischia)
Morti
1784
146
345
10
28
2313
Feriti
448
93
190
10
21
762

In generale, gran parte del danneggiamento delle abitazioni fu provocato dalla cattiva qualità delle costruzioni e i maggiori danni si registrarono nelle costruzioni poste in pendio o sul ciglio delle colline, vale a dire in quelle aree dove è maggiore l’amplificazione del moto del suolo a seguito dell’arrivo delle onde sismiche. Al contrario, le costruzioni in piano o localizzate su terreni con buone caratteristiche meccaniche subirono meno danni. Nell’analisi della tabella precedente bisogna anche considerare che i dati riassunti tengono conto delle domande di risarcimento presentate a partire dal 3 agosto 1883 al “Comitato Centrale di Soccorso per i danneggiati dell’isola d’Ischia”, conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli. Inoltre va tenuto conto che i dati riassunti sono il frutto di un esame archivistico effettuato su schede compilate a mano più di cento anni fa che in alcuni casi sono state interpretate con non poche difficoltà.

Naturalmente gli insediamenti abitativi dell’epoca erano ben diversi da quelli attuali non solo per il numero di abitanti ma anche per il numero e la posizione delle abitazioni. Purtroppo mancano dati sul numero totale di vani e i dati descritti riguardano esclusivamente quelli che subirono danni. Per esempio in alcune strade del centro storico di Forio, tra tutte le abitazioni che subirono danni, il 4% era stato completamente distrutto, mentre il rimanente 96% aveva subito solo crolli parziali. A Monticchio, invece, tale percentuale sale al 54% contro il 46%. Un’analisi cartografica consente una più facile e veloce analisi dei danni che il terremoto provocò nell’area del comune di Forio. Ma per costruire delle carte tematiche riassuntive, è necessario riportare su una base cartografica le informazioni sui danneggiamenti che molto spesso avevano colpito abitazioni situate in strade con nomi diversi da quello attuale. Oppure esistevano numeri civici che in alcuni casi indicavano due o più abitazioni diverse. Il risultato ottenuto da questa analisi consente, tuttavia, di stabilire con una buona precisione che i danni maggiori si ebbero nella zona di Monterone, di via Tironi e via Baiola.

Presentazione standard1

 

I simboli riportati sulla cartografia, di cui una parte è mostrata nella figura precedente, indicano il livello di danneggiamento per i soli edifici completamente crollati:

  • D>70% per il pallino rosso;
  • 50%<D<70% per il triangolo blu;
  • 20%<D<50% per il circoletto verde;
  • D<20% per il circoletto giallo.

Ognuno dei simboli si riferisce a 3 delle abitazioni danneggiate e, come è ovvio, la concentrazione maggiore si ha nella parte corrispondente al centro storico dove a quel tempo erano concentrate le abitazioni foriane. Sovrapponendo questa mappa allo schema geologico di Forio, si possono fare alcune interessanti considerazioni. La più importante è che la maggior concentrazione di danni, come già accennato, si registrò tra Monterone e via Baiola. Quest’area è caratterizzata da un alto morfologico, vale a dire in corrispondenza di alcune alture. Ma si può anche notare che i terreni affioranti in queste aree sono i prodotti del disfacimento chimico-meccanico del Tufo Verde. In altre parole, appare evidente che la concomitanza di due fattori, la morfologia “amplificante” delle onde sismiche e le scarse caratteristiche meccaniche dei terreni furono la causa dei maggiori danni nel comune di Forio.

Diapositiva3

In poco più di cento anni il territorio dell’intera isola ha subito profondi mutamenti antropici. La popolazione residente è più che triplicata e oggi, come allora, mancano dati sul numero totale di vani presenti sul territorio. Le zone di Forio che subirono i danni maggiori nel 1883 erano scarsamente abitate rispetto ad oggi e, quasi certamente, le abitazioni attuali non sono dotate di caratteristiche costruttive che le renderebbero capaci di resistere a un terremoto con le stesse caratteristiche. La storia sismica dell’isola è stata caratterizzata da numerosi eventi che spesso sono avvenuti a pochi anni di distanza l’uno dall’altro. Nel 2015 saranno trascorsi 132 anni dall’ultimo, un intervallo troppo lungo da qualunque punto di vista.

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